Cenni storici - Comune di Conselice

Vai ai contenuti principali
 
 
Percorso: Home - Città e territorio - La Città - Cenni storici  

Cenni storici

ConselicePalazzoComunale

Si vuole che Conselice sia stata fondata dai romani e che si dicesse Caput Silicis  per via di quella strada di selci che, dalle sue mura, la univa a Imola. Altri ne indicano il valore del porto dalle origini romane, che acquista una rilevanza strategica nei commerci fra Imola e Venezia. Allo stato attuale degli studi il primo documento che parla del portus de capite selcis  si attesta al 1084  e la storia più antica si confonde con la leggenda. Non per questo la leggenda è estranea alla storia e non per questo è meno interessante. Il territorio conselicese fu comunque legato alla sorte del resto della bassa padana, con le invasioni barbariche e il dominio della Chiesa di Roma fino al IX. Nei primi secoli dopo l’anno mille, la storia del castello di Conselice , che appare in un primo documento notarile del 1151, si lega alle vicende del suo porto ed al flagello delle inondazioni, come quella ricordata dal Bonoli nel 1228, «in un crescendo di sofferenza per tutta la popolazione». Il fortilizio con gli attracchi per le chiatte indica il confine tra questo lembo di terra e la grande risacca lagunare con i suoi canali navigabili, che dal Po di Primaro raggiungono il mare. Alla fine della via Selice, raccolta all’interno di una cinta muraria vi era la Rocca dove si trovava la sala in cui si svolgevano i consigli comunali. Di fronte alla rocca sorse la chiesa e tra i due edifici trovò spazio la piazza che fu circondata dalle prime case. A fianco della chiesa sorse, in epoca medievale, un piccolo ospedale e nel suo angolo si tracciò quella che fu la via principale del borgo, lungo cui sorsero le altre vecchie case. A est della piazza scorreva il canale, ed un ponte lo attraversava e di fronte si apriva uno spazio che sarebbe poi stato sede del foro boario. Conselice dunque diventa il porto su cui Imola fa passare le sue merci dirette a Venezia e da questa importante rete commerciale ricava le sue fortune ed intreccia le sue vicende politiche. Più a Sud, in una condizione di maggiore salubrità, S. Patrizio con la sua pieve, con i suoi boschi e le terre per il pascolo di San Giovanni in Pentecaso, causa di secolari discordie con i vicini massesi. Gli antichi documenti raccontano di come i San patriziesi diedero ospitalità ai conselicesi in occasione delle frequenti inondazioni, fino a decidere, nel natale del 1430, di fare di due una sola comunità. Durante la dominazione dell’episcopato imolese Conselice passò di mano in mano e quando si ribellò, nel 1365, a Lito degli Alidosi, ci volle il ripetuto intervento di Papa Urbano VI per ridurre all’obbedienza i Conselicesi. Nel 1371 ritornò nuovamente sotto il Vescovo di Imola, ma dopo alcuni anni viene concessa, dalla Santa Sede, al capitano di ventura Giovanni Acuto. Una breve guerra la mise sotto il tirannico dominio di Astorre Manfredi, signore di Faenza, e solo con l’intervento degli Estensi i conselicesi se ne liberarono.

 

ConseliceViaGaribaldi

Con gli Estensi Conselice rimase per alcuni anni e dopo il breve dominio di Azzo d’Este, ribellatosi al cugino Nicolò III, venne ripresa da Bertolino da Novara, «capitano al soldo degli estensi». Di lì a pochi mesi, nel 1395, Giovanni da Barbiano se ne impadronì con l’inganno, ma ricomparve il crudele Azzo, e solo alla sua morte Conselice tornò sotto i Barbiano e nei primi anni del quattrocento l’ultimo erede, Ludovico, la cedette agli Estensi. Il territorio conselicese acquista una sua autonomia con propri statuti comunali, che restano fra i più antichi della Romagna, dopo Ravenna, Imola, Rimini e Forlì. È Borso d’Este che li sottoscrive nel 1460, ma buona parte delle leggi e norme che regolano il governo della comunità risalgono ai secoli precedenti. Nonostante i diversi tentativi di far insorgere i conselicesi contro gli Este, a cui contribuirono anche alcuni vescovi imolesi, Conselice non ritornò più alle dipendenze di Imola. Nel 1598 il Papa Clemente VIII la dichiarò «Castello della Delegazione di Ferrara» con a capo il principe ferrarese e sopra di lui solo la Santa Sede. Con Imola mantenne però vincoli molto forti, per via degli antichi diritti sul territorio della curia imolese e per la raccolta delle decime e degli affitti annuali. Alla dominazione pontificia pose fine la dominazione francese nel 1796. Nel 1799 è la volta degli Austriaci che si contesero il territorio con i francesi fino al 1815, anno in cui Conselice ritornò allo Stato Pontificio, rimanendo fino al 1859 sotto la provincia di Ferrara. Quello che si apre è un secolo importante per la comunità conselicese. Dopo la breve unificazione con Massa lombarda,  Il 14 febbraio 1814 vengono riconsegnate le carte del Comune a Rodolfo Vacchi, che ne diventa il primo podestà. Al nuovo Comune si ridisegnano i confini e viene aggregato il territorio di Lavezzola, fino ad allora rimasto autonomo. Il bisogno di governare le acque dei propri fondi, costringe i proprietari allo scavo di nuovi canali ed alla la difesa dell'antico canale dei mulini ancora navigabile in quegli anni. Si impiantano nuove risaie ed il confine tra terra ed acqua si definisce sempre di più, ma bisognerà attendere la fine del secolo per vedere l’avvio dei grandi lavori di bonifica degli acquitrini, che porteranno alla creazione del canale Destra Reno, nel 1930. Il paesaggio che si presenta con l’annessione al Regno Sabaudo, nel 1859,è di una Conselice molto povera, con un economia agricola e di valle in mano a poche famiglie che non si curano del paese. Cresce nella popolazione quel desiderio di modernizzazione che attraversa un po’ tutta la storia di quegli anni. Si disegnano le piazze, il palazzo comunale prende le forme di oggi, si progettano le scuole e nel 1888 l’On. Andrea Costa inaugura il tronco ferroviario, che collegherà Conselice a centri principali della Romagna. Dall’altro si fa pressante quel bisogno di riscatto sociale da una terra che si perde ancora troppo nell’acqua, con i due terzi della popolazione che vive in una condizione di indigenza, vittima di un ambiente malsano. Questo riscatto delle mondine e dei braccianti che parte dai sanguinosi fatti del ’90, diventa il motore dello sviluppo economico del novecento. Nascono le prime società di mutuo soccorso a cui seguono le cooperative dei braccianti di Conselice e Lavezzola e il triste paesaggio economico dell’ottocento si trasforma. Spariscono i latifondi e le risaie, si chiudono le grandi opere di bonifica e lo sforzo della popolazione trasforma il proprio lavoro in una economia che si compone di un agricoltura moderna e da un distretto di piccole e medie imprese di rilievo.

 

Come fare per

 
 

Servizi per fasce di età e interesse